Glocal/Relazioni/Orti/Web sono gli elementi della medicina studiata per la nuova primavera di Santa Giulia.Un’operazione coraggiosa e radicale,ma all’altezza delle singolarità e della rilevanza geografica e sociale di questo pezzo di città,che proverà a tracciare un sentiero di frontiera nel panorama del vivere contemporaneo. GROW è un METODO che lavora per ricucire lo strappo violento tra Città e Natura, proponendo una visione futuribile di un uomo nuovo che attraverso il lavoro,ritrova la sua posizione nel mondo in armonia tra terra e cielo. Qui il tempo viene inteso in ogni caso come OCCASIONE. Questo tempo è indispensabile all’uomo contemporaneo per coltivare la sua vita e quelle che lo circondano. Il cittadino è agricoltore ma allo stesso tempo seme, e come tale agisce, cresce e attende con fiduciosa e coraggiosa pazienza in funzione di cicli naturali e processi relazionali. Così dopo la SEMINA il passo successivo è evidentemente quello di METTERE RADICI all’interno del quartiere e di provvederne alla CURA. Solo in questo modo e secondo queste modalità programmatiche la vita di questo curioso luogo otterrà un impulso linfatico e di riscatto. È così che la strategia assume consistenza e spessore all’interno di una RETE di AZIONI e PROGRAMMAZIONI che hanno come unico goal quello di incrementare il tempo trascorso e impiegato all’interno del quartiere da parte dei cittadini che lo abitano e non, secondo la semplice equivalenza + TEMPO = + RELAZIONI. L’aspetto più evidente del quartiere esistente è probabilmente la gravissima mancanza di spazi pubblici interconnessi. L’intervento proposto agisce in maniera provocatoria e potente attuando una soluzione radicale che prevede di riposizionare su un grande tappeto ideale ogni edificio del quartiere Santa Giulia. Troviamo nella proposta tre livelli concettuali di spazi/servizi aperti, quelli di PROGRAMMAZIONE, quelli di UTILIZZO e quelli di SERVIZIO. I primi occupano la quota 0 del quartiere e si configurano come unità modulari declinate o aggregate in proporzione e in rapporto alle funzioni che ospiteranno. I moduli diventano così arredi, piccoli salotti urbani, playground, spazi verdi piantumati ad alberi da frutto, stalli per le auto in parcheggio. Quelli di utilizzo rappresentano il cuore produttivo del quartiere coniando il nuovo paradigma dello SPAZIO PUBBLICO PRODUTTIVO. Sono orti, coltivazioni, frutteti, serre diffuse su tutto il territorio del quartiere ma anche e soprattutto sulle coperture dei nuovi edifici in progetto e sui balconi, logge e terrazzi di quelli esistenti.
In questa prefigurazione “bucolica” ed “idillica” degli scenari previsti per Santa Giulia c’è in realtà un grande desiderio di concretezza e di risposta alle contingenze contemporanee dell’abitare. Gli spazi aperti di servizio sono micro architetture diffuse che, posizionate chirurgicamente nel masterplan, operano ad un arricchimento dell’offerta e della proposta del quartiere.Il punto massimo di condensazione degli spazi di programmazione e di quelli di utilizzo si trova nella piazza del mercato. Una situazione fluida che ha origine sotto la grande cupola e che da li, si perde tra le “strade” costellando di piccole e preziose situazioni lo spazio della città. Il mercato con la sua piazza è quindi forse la più grandiosa delle possibilità di accumulazione e moltiplicazione di relazioni. Estremizzando si potrebbe affermare che la medicina per questo brano di città “ammalato” si può rintracciare nella banale riscoperta e nel rinvigorimento nel tempo della ricchissima eppur sottile relazione tra la generazione dei giovani e quella dei cittadini adulti e anziani. Qui, non siamo ancora nel campo dei servizi collaborativi ma presumibilmente in una fase precedente, di impostazione. È una fase, questa, di educazione, anzi, di RIEDUCAZIONE alle pratiche civiche, alle sensibilità relazionali e ai valori dell’antico benessere. Alla base di tale programma vi è il concetto di CONDIVISIONE DEL TEMPO a servizio della COMUNITA’. Il tempo condiviso diviene la chiave di lettura della nuova Santa Giulia. È un tempo fatto di meravigliose attese, di cure, di azioni diluite assimilabili a quelle che guidano i processi agricoli. La vita “cittadina” sarà quindi regolata dal susseguirsi delle stagioni, dai cicli della luna, in definitiva, dai tempi della “campagna”. Un applicazione multimediale governerà l’intero quartiere mescolando la saggezza antica degli anziani con le più contemporanee tecnologie di coltivazione, produzione e COMUNICAZIONE. Il risultato è un distretto dall’identità HIGHT/LOW TECH che divenga punto di riferimento attrattore per Milano e per i territorio circostante. La visione è quella di una grande COOPERATIVA aperta nella quale i cittadini tutti sposino una nuova filosofia del vivere votata al benessere, all’integrazione e alla partecipazione. Non un’isola dorata ma un percorso di frontiera tracciato in uno dei luoghi per certi versi meno ospitali e più disturbati della periferia milanese, ma in uno dei tempi in cui le scelte coraggiose e creative appaiono le uniche soluzioni per un riscatto della “civiltà cittadina”.