Abbiamo immaginato la panchina di Piazzale San Lorenzo come una sorta di grande vaso sanguifero che pompa nuovo sangue attivo all’interno dello spazio urbano, rigenerandolo. Un’operazione elementare: ridipingere, disinfettare per curare uno spazio, un territorio. L’operazione si inserisce inoltre in un percorso di ricerca teorica, intrapreso da tempo,
il cui obiettivo è di interrogarsi su come la naturale repulsione all’innesto di una nuova architettura, in un contesto universalmente considerato intoccabile, possa in realtà essere frutto di una raccapricciante visione razzista sul tema dell’ibridazione urbana e delle logiche metamorfosi intelligenti di ogni territorio.